Natura e benessere

L’itinerario in 10.000 passi che fa bene alla salute

Cetara è un borgo di mare ma è anche terra di montagna, i cetaresi hanno il cuore da marinaio e le spalle da contadino. Perché molte di quelle braccia che di notte calano le reti, di giorno faticano nei terrazzamenti ricavati sul pendio del monte Falerio. Gli agrumeti - e i vigneti - sono strutturati a pergolato, costruiti con pali di castagno basso e fissati su territori scoscesi. I terrazzamenti sono delimitati da màcere in pietra viva che consentono una perfetta aderenza al territorio.

Vi si coltiva in particolare il classico limone della Costiera, lo Sfusato Amalfitano Igp, che trova qui il suo clima ideale per continuare a offrire una qualità e una fragranza che lo rende riconoscibile a livello internazionale. È una coltivazione eroica, vista la posizione e la resa, una produzione per decenni sostenuta sulle spalle delle portatrici di limoni.  Le cosidette “formichelle”: donne agili, abituate alla fatica, che trasportando ceste di limoni dal peso di oltre 50 chili salivano e scendevano, a più riprese, per gli impervi sentieri inerpicandosi fino ai terrazzamenti più distanti dalle strade carrabili. In loro onore nei pressi della chiesa di S. Maria di Costantinopoli al rione Casale, c’è una statua in bronzo dell’artista Battista Marello. E se le alici e la colatura sono l’oro blu di Cetara, il limone è l’oro giallo di questo borgo nel quale da alcuni anni in estate si svolge una manifestazione intitolata “Le giornate dell’oro giallo”.

Per coltivare i celebri limoni sfusati, a Cetara come in altre località della Costiera, i contadini saltellano agilmente sui pali di castagno che sorreggono le coltivazioni terrazzate a picco sul mare. Giocano sull'equilibrio, quasi volano. Pochi hanno in uso teleferiche o monorotaie, ed è sempre più raro vedere ancora qualche mulo trasportare il carico. Il rischio sempre più concreto è che i pochi coltivatori, che nel frattempo diventano sempre più anziani, abbandonino: troppi ostacoli burocratici, anche per l’assenza di una seria politica di tutela dei prodotti da agricoltura sostenibile e organica. Verrebbe meno così la produzione di un elemento identitario, di un prodotto unico e apprezzato in tutto il mondo, ma non solo: l’abbandono dei terreni amplificherebbe infatti il rischio idrogeologico. Eppure turisti da tutto il mondo accorrono per visitare questi magnifici giardini, per osservare il lavoro dei limoni-cultori, sono nati anche i cosiddetti "lemon-tour": trekking ed enogastronomia, natura e cultura.