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Ugo Marano

Ugo Marano è stato uno scultore, un ceramista, un pittore, un artista poliedrico. Pur non essendo nato a Cetara, il suo nome e soprattutto la sua opera si legano indissolubilmente a quella del borgo marinaro, lì dove vi ha praticamente sempre vissuto, lavorato e lì dove si è spento nel 2011. Fu lui, l’uomo con un’idea tra le mani, a dar vita all’inizio degli anni ’70  al Museo Vivo il cui allestimento adesso rivive negli spazi dei primi piani della Torre vicereale. Le sue opere sono all’interno di uno spazio più complessivo che è il Museo Civico nel quale sono conservate e proposte le opere di numerosi artisti del passato e contemporanei, di Cetara e dell’intera Costa d'Amalfi. Il Museo è organizzato in quattro sezioni principali che s’intersecano tra loro per la vicinanza e i rapporti intercorsi tra gli artisti esposti e per i temi che raccontano il territorio circostante. C’è spazio dunque per le opere del pittore Manfredi Nicoletti e per quelle di altri artisti della costiera, i cosiddetti “costaioli”.

Visita il museo
Info: ugomarano.it

Le chiese

Vicina al mare e nel cuore dei cetaresi sorge la chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo, il santo patrono.

Il primo documento che parla della presenza di una chiesa di San Pietro a Cetara è del 988: l’attuale è stata ristrutturata nel XVIII secolo, ha l'interno barocco e il campanile duecentesco a bifore, la cella campanaria a forma ottagonale. All’interno è custodita la statua lignea dell’apostolo Pietro, raffigurato in mezzo busto con una posa orante con il volto rivolto verso l’alto, come a indicare con lo sguardo la meta della preghiera dell’orante. La scultura è stata realizzata tra il 1712 e il 1721 ed è attribuita alla scuola del napoletano Giacomo Colombo. La chiesa è sovrastata da un’imponente cupola maiolicata, uno degli emblemi di Cetara.

Un altro simbolo di Cetara è la festa del santo patrono che si tiene il 29 giugno, preceduta da altre cerimonie. Il 22 febbraio la statua di San Pietro viene prelevata dalla nicchia, adornata e posta al lato dell’altare maggiore per una solenne celebrazione.  Il 19 giugno si tiene l’alzata del panno e la benedizione del mare da parte del patrono: la statua è portata sin sulla riva. La mattinata del 29 giugno è scandita dal solenne pontificale mentre nel pomeriggio si snoda la processione lungo le vie del paese, il corteo è aperto da alcune donne che, spesso scalze, portano dei grossi ceri devozionali. In serata poi lo spettacolo di fuochi pirotecnici seguiti tra sospiri e boati d’ammirazione da migliaia di persone, molte a bordo di imbarcazioni. Il 7 luglio la statua di San Pietro viene riportata in processione, imbarcata su un peschereccio e portata sino ai confini con Erchie e Vietri sul Mare.

La chiesa di San Francesco d’Assisi - aveva anche un convento una cui parte è ora sede degli uffici comunali - risale al 1585: di gran rilievo è la volta nella quale si staglia l’affresco sul “Giudizio universale”.

Passeggiando nella parte alta del paese ci s’imbatte nella piccola chiesa di Santa Maria di Costantinopoli dove è custodita la statua della Beata Vergine Maria Madre e Mediatrice di Grazia. Di pregio la pala dell’altare maggiore che raffigura la Vergine fra l'apostolo Andrea e l’evangelista Luca. Consacrata nel 1867 sostituì una piccola chiesa del 1500 conosciuta come “Santa Maria d’o Puopolo” di cui restano alcune mura perimetrali.

La torre vicereale

La sentinella dell’identità cetarese è la Torre vicereale. La struttura su sei livelli è costituita dal complesso dell’originaria torre angioina (1300) dalla successiva torre vicereale (XVI secolo) e da una sopraelevazione frutto di rifacimenti ottocenteschi. Costruita nel XIV secolo al tempo degli Angioini ha una struttura molto articolata, frutto di una integrazione tra una torre cilindrica angioina ed una a doppia altezza vicereale. Fu costruita per la paura d’incursioni corsare e per lo scoppio della guerra del Vespro, avvenuta tra il 1282 e il 1302 in Sicilia, da dove partivano vascelli carichi di armati che minacciavano i centri della Costiera Amalfitana, mettendo in pericolo gli scambi commerciali. Nel tempo la Torre assunse però diverse funzioni: fu utilizzata anche come prigione in seguito alla Congiura dei Baroni del 1460 che vide coinvolti Antonello De Petruciis da Aversa e Antonello San Severino, principe di Salerno che complottarono contro il re Ferdinando I D’Aragona. Fu proprio nella Torre di Cetara che venne rinchiuso don Federico, il figlio del re, il quale si era rifiutato di accordarsi con i congiurati. Dopo lo sbarco dei Turchi nel 1534, l'edificio divenne parte di un sistema di fortificazioni articolato in circa 400 torri che copriva buona parte delle coste dell'Italia meridionale. Queste torri, al momento dell'avvistamento d’imbarcazioni nemiche, si trasmettevano segnali: col fuoco di notte e con il fumo di giorno per avvertire la popolazione dell'imminente pericolo, e si preparavano a difendere la costa. La torre era dotata di tre cannoni di bronzo e di tre "petrieri" (piccole catapulte) in grado di mirare verso il basso. Nel 1864 per appianare il pesante passivo di bilancio, accumulato nel primo trentennio di autonomia, il Comune di Cetara decise di sdemanializzarla alienandola a privati. Sul finire della seconda guerra mondiale vi soggiornò per un breve periodo lo scrittore Achille Campanile. Nel 1998, dopo essere stata sottoposta a vincolo storico-monumentale dal Ministero dei Beni Culturali, è stata acquisita dal Comune di Cetara e restituita alla collettività: l’ultima opera di restauro è del 2011. Ora è sede di Museo e vi si svolgono eventi culturali.

Museo e Cantina della Colatura di alici

Nelle sale della parte inferiore della Torre Vicereale si trova il Museo Cantina dedicato alla pesca e alla colatura di alici a testimonianza dell’identità marinara del borgo e del suo legame con un prodotto che è la bandiera del paese.

L’iniziativa è frutto di un protocollo d’intesa firmato dal Comune di Cetara, dall’Associazione per la valorizzazione della colatura di alici di Cetara, dal Flag Approdo di Ulisse e dal Dipartimento di “Medicina veterinaria e produzioni animali” dell’Università Federico II di Napoli. In questo spazio riposano e invecchiano botti antiche e terzigni, lì cioè dove si ripone il prezioso liquido ambrato ottenuto dalla maturazione delle alici sotto sale. Nel museo cantina c’è spazio anche per una biblioteca che raccoglie libri, documenti storici, giornali, riviste, fotografie dedicate alla colatura, alla pesca e alle radici di Cetara.

In un’altra sala c’è META, museo multimediale che ha ricevuto l’alto patrocinio dell'Unione Europea e dello Stato e realizzato con l’apporto economico della Regione Campania e della Fondazione Ravello che racconta i paesi della Costa d’Amalfi. Un racconto attraverso 14 luoghi, restituiti al pubblico e riallestiti in una configurazione che è il risultato di indagine storica, invenzione artistica e ricerca tecnologica. Due sono gli allestimenti del progetto Meta: video su Cetara, i suoi monumenti, i vicoli caratteristici, la vita dei pescatori in porto, proiettato su un’intera parete della sala Roccia, con spettacolari riprese anche aeree tramite drone. E poi video con alcuni quadri dei “costaioli” che prendono vita, proiezione di animazioni realizzate utilizzando alcune opere esposte nel museo di Cetara e in altri luoghi.

Museo e Cantina della Colatura di alici

Le piccole imbarcazioni – si chiamano lampare - partono al tramonto, sostano in acqua per ore durante la notte, montano a bordo una lampada potente, accesa in direzione dell’acqua, quella luce infrange l’oscurità marina. Il branco si riunisce in superficie dentro quel cono di luce ma solo quando i pesci sono ben compatti ecco che una rete l’avvolge, senza dargli via d’uscita. È una tecnica antica, è la tecnica che utilizzano i pescatori di Cetara per catturare le alici attirate da quella luce, dalla lampara. Un tempo alimentate col carburo, poi dal petrolio, ora coi gruppi elettrogeni. I pescatori si servono di reti chiamate cianciolo, la tecnica è quella della circuizione che si tramanda di padre in figlio nelle generazioni delle famiglie cetaresi.

Il secolare rito rivive ogni anno da quasi 50 anni grazie a una manifestazione promossa dal Comune di Cetara e dalla Pro Loco di Cetara-Costa d’Amalfi che si chiama “Le notti delle lampare”: si svolge a luglio, in un giorno di Luna piena. A bordo di traghetti turisti e visitatori possono così rivivere tutte le fasi di questa antica e caratteristica pesca, immersi nello splendido scenario notturno della Costiera Amalfitana e con il mare illuminato soltanto dalla luce delle lampare. Al ritorno dalla battuta di pesca le lampare vengono lasciate accese nella baia di Cetara mentre sulla spiaggia è possibile assaggiare piatti a base di alici e pesce azzurro e assistere a spettacoli di musica popolare. Un evento unico, imperdibile.

L’edizione 2014 della Notte delle Lampare ha avuto eco nazionale grazie alle riprese della trasmissione di Rai 1 “Linea Blu”. L’anno dopo la manifestazione è arrivata tra i finalisti del premio nazionale Italive 2015 promosso dal Codacons, con l’alto patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la partecipazione di Autostrade per l'Italia e della Coldiretti. Nel 2016 Poste Italiane ha emesso un timbro speciale per la manifestazione con cui sono state vidimate le cartoline per i collezionisti raffiguranti la locandina della manifestazione.